Frutta e verdura a kilometro zero
Sentiamo spesso parlare dei benefici del cibo locale e del “kilometro zero”, ma qui la domanda è: dovremmo limitarci solamente ai cibi locali, evitando qualsiasi prodotto importato e che venga trasportato da lunghe distanze?
Mangiare solo cibi a kilometro zero è una buona idea o ci sono anche altri aspetti da considerare?
In questo articolo, cercheremo di dare risposta a queste domande.
Molte persone pensano che sia sbagliato mangiare e acquistare prodotti importati, e che sia importante mangiare solo ciò che si trova nell’area in cui si vive.
Ovviamente, le banane e i manghi crescono ai tropici: questo significa che solamente chi risiede in queste zone dovrebbe mangiare questi frutti o includerli in quantità significative nella propria dieta?
L’idea di cibarsi esclusivamente di cibo locale non è nuova. Diversi sostenitori della dieta macrobiotica, ad esempio, qualche decina d’anni fa, mettevano in guardia dal mangiare cibi esotici e importati, a meno che non si trattasse di riso integrale, considerato il cibo ideale.
Da allora il movimento “kilometro zero” è cresciuto notevolmente, ispirando molte persone a divenire più consapevoli della provenienza del proprio cibo.
Qualche anno fa, un uomo provò per un periodo di tempo piuttosto lungo a vivere solamente con quello che cresceva nel raggio di 100 miglia da dove abitava, nel nord-est degli Stati Uniti. Egli definì la sua dieta “la dieta delle 100 miglia”.
La ragione principale alla base di questa scelta solitamente è quella ambientale: il cibo a chilometro zero consente di evitare l’inquinamento dovuto al consumo di combustibile fossile nei trasporti a lunga distanza di cibi esotici/importati.
Tuttavia, alcuni studi recenti dimostrano come questa idea non sia proprio corretta. Molti immaginano che la maggior parte del combustibile fossile impiegato nell’industria alimentare sia destinato al trasporto del cibo, quando invece per il trasporto ne viene utilizzato solamente il 4-15%. La maggior parte del combustibile fossile e dell’energia vengono in realtà impiegati nella produzione e nello stoccaggio del cibo!
I trasporti via nave e su strada possono essere estremamente efficienti, al punto che la benzina usata dalle persone per recarsi al negozio può superare la quantità consumata per farvi giungere il prodotto.
Qualche anno fa, uno studio mostrò addirittura come, in primavera, fosse più ecologico mangiare mele importate dalla Nuova Zelanda piuttosto che comprare mele a kilometro zero mantenute per mesi in celle frigorifere giganti.
Da dove pensi che vengano tutte quelle mele disponibili tutto l’anno nei reparti ortofrutticoli dei supermercati? Anche se sono locali, vengono immagazzinate in celle giganti per impedirne il deterioramento.
E’ molto più importante considerare il tipo di cibo che mangi, piuttosto che la sua provenienza.
Ad esempio, è molto più ecologico (e salutare) mangiare manghi importati che una bistecca locale.
Acquistare cibo locale di stagione ha senso ed è un ottimo modo per dare supporto alle comunità locali e per procurarsi prodotti più freschi. Ma anche disporre di una certa varietà di cibo è importante, dal punto di vista della salute e del benessere, anche se questo significa includere qualche prodotto importato.
Un’altra ragione importante con cui molte persone motivano la scelta di mangiare solo cibo a chilometro zero è il sostegno ai coltivatori del proprio territorio.
Ma un fatto interessante è che frutta e verdura sono tra i pochi prodotti che i paesi più poveri possono esportare nel mondo. Smettere di acquistare banane e frutti importati potrebbe non rivelarsi perciò la scelta migliore considerando il mondo nel suo complesso.
Questi paesi probabilmente passerebbero dalle coltivazioni di banane, manghi e papaye a quelle di altri prodotti meno salutari ma più richiesti come caffè, olio di palma e altro.
Inoltre, il prezzo e la disponibilità di questi frutti cambierebbe notevolmente, rendendo molto più conveniente e accessibile acquistare prodotti meno salutari.
Mi sembra che, nel complesso, sia meglio sostenere i paesi produttori di frutta! [Preferendo, ove possibile, prodotti di provenienza biologica ed equo-solidale].
Continuerò a sostenere i produttori locali della mia zona (in estate, principalmente), così come i produttori esteri nei periodi dell’anno in cui frutta e verdura fresca scarseggiano.
Compro una grande quantità di frutta locale di stagione, ma anche frutti tropicali importati che non sono disponibili nella zona in cui vivo. Molti di questi frutti non sono nemmeno biologici.
Nel complesso, infatti, ritengo sia preferibile beneficiare di un’ampia varietà di cibi e nutrienti piuttosto che limitarsi a mangiare solo i cibi più puri e “perfetti”.
Biologico e a kilometro zero
Un’altra cosa da tenere a mente è che non è facile trovare prodotti completamente “puliti”, a meno di non coltivarli personalmente. E, anche in questo caso, ci sono pur sempre pesticidi e residui radioattivi nell’aria, nell’acqua e nella terra che utilizziamo. Anche i prodotti biologici possono contenere pesticidi.
Frutta e verdura, che siano biologiche oppure no, si trovano in basso nella catena alimentare e sono i cibi più salutari che puoi mangiare. In altre parole, meglio una banana commerciale che un pezzo di formaggio biologico.
Nel mondo di oggi, non ha senso eliminare sistematicamente alcuni cibi dalla dieta solo perché non sono coltivati localmente.
Ha ancora senso ed è un’ottima cosa cercare di coltivare da sé il proprio cibo, nella misura del possibile, e sostenere i produttori locali.
Una persona che vive in Norvegia, però, dovrà sicuramente contare molto di più sui cibi importati rispetto a una che vive nel sud della California, dove i prodotti freschi locali abbondano tutto l’anno.
Esistono molti tipi di diete, ma le persone tendono a godere di maggior salute seguendo alcuni criteri di sana alimentazione, tra cui mangiare frutta e verdura fresca in abbondanza. E’ molto più efficace procurarsi questi alimenti dove possibile, piuttosto che cercare di convincersi che ci basta mangiare verza bollita e patate nei mesi più freddi dell’anno!
Non preoccuparti eccessivamente quindi di acquistare esclusivamente cibi a “kilometro zero“, ma cerca piuttosto di avere sempre a disposizione una vasta varietà di scelta di frutta fresca, importata o meno.
Frederic Patenaude è attivamente presente nel movimento della salute naturale da più di 18 anni, e ha 23 anni di esperienza nel campo della nutrizione, della salute e dello sviluppo personale. E’ autore di diversi libri in lingua inglese e i suoi articoli vengono letti da decine di migliaia di persone ogni settimana. Scopri di più su Frederic
grazie xi i vs. articoli sempre molto equilibrati..
Grazie a te Uliana.
molto interessante e chiaro coome sempre nn bisogna mai essere estremisti va bene km 0 e va bene integrare con altro che viene da altri paesi… grazie x i vs. articoli
Finalmente qualcuno dice le cose giuste. Sono pienamente d’accordo. E in più: che bello non sentirsi in colpa perché mangiato un mango o la banana…!!!