Un’occasione per riflettere sulla nostra “intossicazione” digitale e magari per prenderci una vacanza da computer, telefoni e attività frenetiche. Per assaporare il vuoto e riempirlo di qualcosa di completamente diverso… anche se non ci troviamo su un’isola tropicale.
Di Frederic Patenaude
Se scoprissi l’isola più bella del mondo, ne parleresti agli altri o terresti quel paradiso solo per te?
Recentemente ho scoperto il posto e la spiaggia più belli del mondo, almeno per me. Ricordo che, mentre mi trovavo lì ed ero seduto di fronte al mare, dissi a un amico: “Non racconterò a nessuno di questo posto”… e invece eccomi qui a parlarne oggi!
Ecco alcune foto scattate con la fotocamera del mio telefono:
Dopo aver letto un certo numero di libri sul Sud del Pacifico, desideravo davvero sperimentare per una o due settimane la vita in un’isola remota e immergermi nel ritmo lento che è possibile solo in un posto del genere.
Esistono diversi tipi di isola. Ad esempio isole alte, create dall’eruzione di un vulcano, come le isole Hawaii.
Le isole hanno un ciclo di vita, come le persone, ma lungo milioni di anni. Intorno a molte isole si forma una barriera corallina e quando questo succede, la parte centrale o vulcanica dell’isola comincia ad abbassarsi e a inabissarsi a un ritmo molto lento ma continuo.
Questo fenomeno è accentuato dalle placche tettoniche e dal loro movimento. Il primo stadio di questo tipo di isola è rappresentato, per esempio, dall’isola di Maui (e da molte altre isole che consideriamo “tipiche”).
Quindi, se si forma una barriera corallina attorno all’isola, lo stadio successivo potrebbe essere un’isola come Bora-Bora, attorno alla quale si è formata una laguna. La laguna è circondata, appunto, dalla barriera corallina su cui si formano delle isolette. Alla fine, questo è ciò che succede:
Nel linguaggio polinesiano queste isolette si chiamano motus. Se un’isola come Bora-Bora continua il suo ciclo di vita finirà per inabissarsi e tutto ciò che rimarrà sarà la laguna, la barriera corallina e qualche motus.
Ecco che aspetto ha un atollo:
Un atollo è l’ultimo stadio di questo processo ed è davvero un posto unico al mondo.
Sono sempre stato affascinato dagli atolli, ma prima di visitare la Polinesia francese non sapevo nemmeno cosa fossero.
Nella Polinesia francese c’è un arcipelago chiamato Tuamotus, che comprende più di 70 atolli, ciascuno dei quali è unico. Da Google maps:
Gli atolli sono molto particolari, perché c’è pochissima vegetazione. Ci sono palme da cocco, alberi del pane e altri tipi di piante, ma anche vita in abbondanza, e tantissimi uccelli.
E’ un’esperienza incredibile osservare la laguna attorno a un atollo e vedere quanta vita c’è: delfini, squali, tartarughe, balene, e ogni tipo immaginabile di vita marina.
Trovarsi su un motus o su un atollo dà una sensazione incredibile. E’ come essere alla fine del mondo. In pochi minuti si può passare dalla parte sulla laguna a quella sull’oceano… cento o duecento metri in tutto. A volte i villaggi sono organizzati attorno a una strada. A volte non ci sono nemmeno strade, né macchine. Dipende dalla popolazione che ci vive.
L’atollo che ho visitato si chiama Fakarava. E’ un meraviglioso atollo conosciuto per le immersioni.
Ho scoperto una guesthouse o pensione davvero sorprendente situata nella parte sud del motus, dove non ci sono strade.
La pensione “Raimiti” è lontana dal villaggio e per arrivarci bisogna prima volare a Tahiti, poi prendere un altro volo per Fakarava e infine una barca per arrivare nella parte sud dell’atollo.
Alla pensione, nei bungalows non c’è elettricità, solamente lampade a gas. E’ una specie di esperienza alla Robinson Crusoe.
Tuttavia, nell’edificio centrale (ristorante, ecc.) l’elettricità c’è, fornita principalmente da pannelli solari. Non c’è internet, ma i telefonini funzionano. Per me questa esperienza ha rappresentato non solo una fuga dal mondo moderno, per così dire, ma anche un “detox digitale”: solo io, l’oceano e la quiete di quel posto.
Disintossicarsi da Internet: Il mio “detox digitale”
Era da molto tempo che desideravo prendermi una pausa da Internet, ma non l’avevo mai fatto per più di uno-due giorni alla volta, neanche in vacanza.
L’ultima volta che sono rimasto sconnesso per più di uno o due giorni è stata nel 2008. In genere, ogni volta che cercavo di farlo finivo per annoiarmi o non riuscirci proprio.
Viene la tentazione di scrivere una mail, un messaggio… contattare qualcuno, raccontargli come sa andando. Viene voglia di sapere cosa succede “altrove”.
Questa volta, invece, ho passato un sacco di tempo ad ascoltare i suoni dell’oceano, a leggere, ad ascoltare musica, a parlare con le persone, e naturalmente a godermi la laguna.
Nei primi giorni andavo a dormire intorno alle 10 o alle 11, in seguito ho cominciato ad addormentarmi alle 9 e a svegliarmi alle 6 del mattino.
Sembra che, togliendo tutte le distrazioni, ad un certo punto il corpo richieda parte del sonno che gli è mancato.
Ho sentito un incredibile senso di sollievo e di connessione alla vita. Esperienza molto diversa da quella di “connettersi”, cercando in Google qualsiasi risposta di cui abbiamo bisogno.
Abbiamo perso l’abitudine di attendere. Quand’ero più giovane, ordinavo spesso libri per posta e dato che vivevo in Canada, ci volevano settimane prima che arrivassero.
Ora che c’è Amazon Prime e Kindle, possiamo procurarci i libri in un istante. Lo stesso vale per i film.
Se aggiungiamo aspettare al nostro vocabolario, qualcos’altro può riempire il vuoto dell’attesa.
La noia è un altro concetto che associamo a sensazioni negative.
“Mi annoio.”
“Non ho niente da fare.”
Siamo abituati a riempire tutto il nostro tempo con attività eccitanti e non ci capita più di annoiarci.
In questi giorni ho riscoperto la bellezza della noia.
Chiedevo spesso a qualche abitante di Fakarava: “Non ti manca la città? Non ti annoi qui?”
Ogni volta ricevevo sguardi perplessi. “Annoiarmi? Perché? Qui ho tutto. E’ così bello. E se vado in città mi manca, mi manca questo”, mi dicevano, indicando la laguna e l’immensità dell’oceano con i suoi bellissimi colori… e li capivo.
La vita può essere semplice. Più la complichiamo, più abbiamo bisogno di riempire ogni minuto del nostro tempo con cose sempre più eccitanti e interessanti. Dimentichiamo quanto possano essere appaganti le piccole cose, come avere un pomeriggio tutto per sè o ascoltare il suono del mare.
Francamente, sarei rimasto molto più di una settimana sull’isola.
Una parte di me era ansiosa di tornare a casa, ma era solo la parte che desiderava raccontare agli altri questa esperienza.
Alla fine del viaggio, mi sono sentito come se l’isola mi avesse trasmesso qualcosa di importante: la vita sull’atollo era entrata a far parte di me.
E tu, hai esperienze di disintossicazione da internet da raccontarci? Condividile qui sotto lasciando un commento:
Sperimentatore e ricercatore del benessere e della salute. Appassionato di alimentazione da oltre 12 anni, applico e diffondo informazioni nel campo della salute naturale e dell’alimentazione a base vegetale a basso contenuto di grassi, ricca in cibi crudi. Scopri di più su di me.
Ciao Marco,
grazie per aver condiviso con noi questa tua meravigliosa (e inividiabile) esperienza.
Un paio di mesi fa correndo in ufficio in ritardo, a meta’ strada mi son reso conto d’aver lasciato lo smartphone a casa. Ricordo perfettamente la sensazione di smarrimento provata in quell’istante, pensando che non ero raggiungibile ne al telefono ne via chat, ne e-mail!
Qualche istante dopo ho razionalizzato e ritrovato il controllo, pensando ai tempi in cui viaggiavo anche all’estero senza l’ausilio di GPS o di cellulare. Ho pensato ai vantaggi e ho potuto godere di una giornata piu’ presente a me stesso e alla vita REALE: ho guardato i diversi paesaggi fuori dal finestrino del treno che mi scorrevano nuovi davanti agli occhi, ho guardato le persone intorno a me la maggior parte immerse nella solitudine del loro smartphone… Insomma un giorno di ossigeno fuori dal mondo digitale.
Da quel giorno ho realizzato quanto le nostre vite siano inconsapevolmente catturate dalla tecnologia e rese piu’ isolate. Da quel giorno ho iniziato a mantenere sotto controllo la schiavitu’ digitale che cosi tanto ci condiziona, nonostante faccia parte integrante della nostra vita quotidiana.
— Emanuele
Grazie a te per il commento Emanuele e per aver condiviso la tua esperienza.
Ad ogni modo pur avendo anch’io fatto i miei detox digitali, quella descritta in questo articolo è di Frederic ;)..
Un abbraccio,
Marco
Wow che posti meravigliosi!!!!!
E che bellissima esperienza disintossicante!
Davvero, siamo sempre lì a riempire ogni attimo della nostra vita, dimenticandoci di come è bello ed appagante stare con noi stessi, con la natura, semplicemente a contemplarla.
Ho scoperto il tuo blog per caso, cercando info sull’alimentazione vegana per cani (io sono vegana da 6 anni e ora voglio alimentare in maniera vegana-casalinga anche i miei tre cani) e mi è piaciuto molto! Mi sono iscritta e ti seguirò con moltissimo piacere
Buona giornata
Serena
Un mese alle Hawaii senza pc e solo qualche msg agli amici durante la settimana per dire che ero viva. Ho sperimentato sensazioni uniche, meravigliose, una connessione totale con l’universo. Sola, con tutto ciò che di meraviglioso c’è in quelle isole. Indimenticabile!