Dr. E. J. Williams
Il mio primo incontro con persone molto anziane e in salute è stato in Alaska. Sul mare di Bering, appena sotto il circolo artico, gli inverni sono lunghi. Durante la stagione più buia, il sole sorge appena all’orizzonte e solo per breve tempo. Ma in primavera, anche se le temperature rimangono sotto zero per la maggior parte del tempo, c’è più luce. Aprile e maggio sono i mesi in cui i nativi escono a fare lunghe passeggiate.
Cominciai il mio lavoro etnomedico sul campo sull’isola di Saint Lawrence, dove trascorsi l’inverno del 1967-68 tra gli Yupik (eschimesi siberiani).
Uno dei miei contatti era un uomo di 84 anni. Lo incontravo quasi tutti i giorni, eccetto quando andava a caccia lontano dal villaggio. Uvaq era saggio e possedeva una spiritualità pratica, una mente lucida e un carattere forte.
Con l’arrivo della primavera, le giornate divennero più luminose e si allungarono. A metà aprile il sole sorgeva circa alle 7 e tramontava intorno alla mezzanotte.
Una luminosa mattina in cui la luce del sole splendeva sui campi coperti di neve, ma le temperature erano ancora piuttosto rigide, andai in cerca di Uvaq. Non era a casa. Sua figlia più grande mi disse che era andato a fare una passeggiata.
“Una passeggiata!” esclamai. “Con questo freddo?”
“Oh”, rispose. “Per noi è normale. Le giornate ora sono più lunghe. E lui è un grande camminatore”.
Sua figlia guardava nella direzione in cui l’aveva visto incamminarsi. Io non vedevo altro che neve. Ma, dopo, un po’, notai un puntino scuro muoversi lentamente in quella distesa bianca. Uvaq!
Una ventina d’anni più tardi, lavorai tra gli Zapotec a Oaxaca, in Messico. E, fino al 1996, vissi con gli indigeni peruviani, principalmente con i Q’ero sulle Ande, ma anche con i Shipibo dell’alta Amazzonia.
In ogni gruppo ho trovato le stesse cose. Anche se non vivono più a lungo di altri, rimangono più a lungo in salute. Nessuno è obeso. Non esiste il diabete. Non ci sono problemi cardiaci, e nessuno muore di attacco di cuore o ha infarti.
Fino a che mantengono il loro stile di vita e la loro dieta tradizionale, le popolazioni indigene vivono in salute per 95-105 anni.
Come vivere più a lungo e in salute
Una recente ricerca della prestigiosa rivista inglese The Lancet conferma le mie osservazioni sul campo.
Gli autori della ricerca chiamano lo stile di vita nativo tradizionale “stile di vita preindustriale” di sussistenza. Trovo che questa espressione possa generare confusione, perché europei e americani esistono da prima dell’era moderna. Tuttavia, ciò che i ricercatori hanno scoperto è notevole.
Gli Tsimane, un gruppo indigeno della foresta pluviale boliviana, hanno meno fattori di rischio cardiovascolare. Questo è stato il primo studio di questo tipo che si è distinto per l’uso di attrezzature diagnostiche come lo scanner per la ricerca del calcio coronarico (CAC score). Quasi nessuno dei 705 individui analizzati aveva ostruzioni nelle proprie arterie. Tra gli ultra 75-enni, il 65% aveva un CAC pari a 0 – ovvero nessun segno di calcificazione.
Il colesterolo e i livelli di LDL degli Tsimane erano a livelli ottimali. Erano quasi inesistenti obesità, diabete e pressione alta, e nessuno tra loro fumava sigarette. Tuttavia, nelle loro analisi del sangue, comparvero alcuni dati sorprendenti.
Molti tra gli Tsimane avevano alti livelli di proteina C-reattiva, un indicatore di infiammazione comunemente usato in medicina e associato a un maggior rischio di problemi cardiaci.
I risultati di questa ricerca confermano ciò che sappiamo. Dieta e stile di vita contano. Come conta fare esercizio fisico regolare, camminare, seguire una dieta a base vegetale senza additivi chimici ed evitare il fumo.
Tuttavia, non si tratta solo di dieta. Conta molto anche il riposo. Gli Tsimane uscivano molto e sapevano come rilassarsi. Avevano dei valori tradizionali e un alto livello di mutuo supporto e cooperazione.
Probabilmente, se vivessimo un po’ di più come questi popoli tradizionali, vivremmo anche noi in salute più a lungo.
Il Dr. J. E. Williams è un medico statunitense di medicina integrata che cura e rivitalizza pazienti anche a livelli di malattia avanzati. La sua missione è supportare la “medicina alternativa” con le ultime ricerche scientifiche. Oltre che medico, è autore di sei libri e di più di 200 articoli e insegnante universitario. Il dr. Williams è anche un etnografo e un naturalista. Nel 2010 ha fondato Ayniglobal, un’organizzazione non-profit dedicata alla protezione della cultura, dell’ambiente e dei diritti intellettuali degli indigeni.
Da anni mi interesso di alimentazione e sono arrivata alla conclusione che è un’illusione il pensare che esista una dieta valida applicabile per tutti. La verità è che ci sono persone che si sono trovate ottimamente con la dieta vegana e altre per niente, ci sono persone che si sono trovate ottimamente con la dieta paleo e altre per niente.
Anche se biologicamente siamo tutti uguali, le nostre esperienze, il nostro stato interiore e il nostro sistema di credenze ci fanno diversi l’uno dall’altro, e questo ha il suo peso su come uno stesso cibo abbia effetti diversi sulle diverse persone.
L’unico dato valido per tutto il genere umano è che un alimento – che sia vegetale o meno – più è raffinato e manipolato industrialmente più è dannoso alla salute di tutti indistintamente; tutto il resto (mangiare carne sì no, crudo o cotto, cereali o no cereali ecc…) ognuno deve testare su di sé e giungere alle proprie conclusioni su ciò che vada bene per sé stesso.
Il problema è sempre lo stesso, che ognuno vuole avere ragione in faccia agli altri della propria verità… e così mi tocca assistere ad infinite diatribe fatte spesso anche di insulti tra vegan, paleo, onnivori….
Ciao Anna, sono quasi del tutto d’accordo con te, anche se credo che ogni cibo abbia una sua vibrazione e il corpo umano funziona meglio con certi cibi rispetto ad altri. Le convinzioni diventano comunque realtà e hanno un’influenza superiore, proprio perché agiscono a livello energetico, “psicosomatico” e genetico.
Marco
Ciao Marco, sì ogni cibo ha una sua vibrazione così ognuno di noi ha la sua, penso sia proprio questo il punto. La nostra vibrazione individuale ce la costruiamo noi mediante i nostri obiettivi, le esperienze ecc., …ed è mutabile nel tempo. Penso sia proprio per questo che lo stesso cibo risulti far bene ad alcuni e male ad altri, dipende dalla concordanza di vibrazione.
Sicuramente i cibi ad alta frequenza aiuterebbero tutti a rimanere in buona salute, ma ritengo che siamo in una società in cui è presente ancora un’enorme differenziazione tra gli individui perché lo stesso tipo di regime alimentare sia applicabile con successo a tutti.
appunto allora è una conferma che la dieta vegana nn è necessaria per vivere piu a lungo.
e qui casca il palco….
Ciao Franc, sì esatto, non è necessaria una dieta strettamente vegana. In realtà non esistono le diete vegane, ognuno fa quello che può in base al sistema di convinzioni. La speranza di vita ha un’infinita quantità di fattori che la influenzano, sarebbe stupido ridurla solo alla dieta.
In questo sito non proponiamo una dieta vegana, ma una dieta a base vegetale a basso contenuto di grassi, principalmente per avere una miglior salute possibile, non necessariamente per vivere più a lungo.
Marco
A me l’articolo e sembrato molto interessante! E ovvio che non viviamo tutti quanti nello stesso clima e perciò è ovvio che l’alimentazione alle Bahamas non può essere uguale a quella dell’ polo Nord!
Attività fisica, niente schifezze varie, prodotti DEL POSTO che la natura madre ha creato, riposo, svago ( quindi zero tensione) e fatta!!!! Felicità e longevità
!!!
Mangiare quello che offre la natura rispettando le stagionalità e posizione geografica. Tutto qui.
Uno non può essere vengano sotto 60 gradi e senza sole, abbiate pazienza
Sembra proprio favorevole alla dieta Paleo… Sinceramente non mi sembra un buon tipo di pubblicità per la filosofia vegana!
Ciao Letizia, a chi ti riferisci? Questo articolo non entra nei dettagli di una dieta, tantomeno paleo. Si tratta di una semplice comparazione tra lo stile di vita delle popolazioni indigene e la generazione americanizzata attuale.
Un saluto
Marco
ci sono delle incongruenze con gli altri articoli che pubblicate pero…
il primo esempio è che l’anziano andava a caccia. vuol dire che mangiava carne.
gli esquimesi mangiavano pesce.
non avevano x 6 mesi vit D e vissero bene
lo stesso. perche qui da noi si consiglia un integratore??? il sole c’é tutto l’anno qui…..
gli esquimesi che verdure mangiavano con sempre sotto 0???? nessuna o poca ….
ma nn ha senso con tutto quello che avete pubblicato fin ora…
sbaglio?
Ciao Franc, le tue osservazioni sono apprezzate e hanno un senso.
Vorrei precisare comunque che lo scopo dell’articolo e della ricerca mostrata è la comparazione tra le diete tradizionali delle popolazioni indigene e le diete post rivoluzione industriale, fatte di cibi industriali e conservati. la dieta tipica dei paesi americanizzati. In Italia va leggermente meglio.
La ricerca elogia la dieta tradizionale di queste popolazioni, dando molta importanza allo stile di vita e al rapporto che queste persone hanno con la natura.
Riguardo i dubbi sugli esquimesi qui trovi un’interessante ricerca:
https://www.vitamindwiki.com/Eskimos+evolved+to+get+and+limit+Vitamin+D+from+food
In pratica dice che una dieta molto ricca di grassi come la loro (per via del freddo e della scarsità degli altri cibi) porta il corpo a produrre vitamina D.
Spero ti sia utile questa mia risposta.
Un saluto,
Marco